Quali possono essere i rimedi?

Per comprendere i rimedi dobbiamo prima approfondire i meccanismi che sono alla base del cronicizzarsi dell'acufene. Il prendere coscienza della "malattia" e del suo significato è parte integrante della terapia e ne costituisce uno step fondamentale ed imprescindibile.

Il sistema uditivo (orecchio, nervo acustico con nuclei nervosi sottocorticali e cervello) è un organo molto sofisticato ma altrettanto sensibile, in grado di captare anche i minimi scompensi di funzionamento!

Nella maggior parte dei casi l'acufene nasce per un disequilibrio di funzione fra le cellule recettrici dell'orecchio interno, e viene portato dal nervo acustico, sottoforma di impulso nervoso, fino ai nuclei di elaborazione sottocorticali (sui quali agisce anche il sistema delle emozioni di cui abbiamo appena parlato) e poi alla corteccia uditiva. Durante questo viaggio le informazioni vengono elaborate e quando il suono arriva al cervello, allora se ne prende coscienza e lo riconosciamo.

La prima elaborazione, involontaria, avviene a livello dei nuclei sottocorticali che funzionano un po' come filtri: fanno passare con priorità i suoni importanti, mentre filtrano, bloccandoli, i suoni neutri e di scarsa rilevanza per noi in quel momento. A questo livello inoltre, per le influenze del sistema delle emozioni, i suoni possono acquisire un significato; quindi qui l'acufene, qualunque sia la causa che lo ha determinato, viene catalogato come un suono negativo, fastidioso e di allarme e in quanto tale viene fatto passare attraverso i filtri, in maniera prioritaria, per raggiungere il cervello. Nel cervello la percezione diventa cosciente e riusciamo a riconoscere il suono.

Questo è il motivo per cui si instaura una risposta condizionata all'acufene che quindi si automantiene e in alcuni può divenire fastidioso. Inoltre il sistema limbico a sua volta controlla il sistema nervoso autonomo che presiede, in modo autonomo e quindi inconscio, al funzionamento del nostro corpo. Per esempio respirazione, digestione, circolazione sanguigna, sistema ormonale, ecc. Nelle situazioni di pericolo in sistema nervoso autonomo prepara il corpo alla lotta o alla fuga determinando tra l'altro: aumento di tensione muscolare, aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, aumento della sudorazione; cioè porta l'organismo in uno stato che è esattamente contrario a quello di rilassamento e benessere.

Questo stato di allerta preclude il sonno e la concentrazione su azioni meno importanti e non correlate alla situazione di pericolo attuale. Però questo sistema centrale è fortunatamente molto plastico e può “rimodellarsi”...

Come succede per chi va ad abitare vicino ad un aeroporto che in pochi mesi si “dimentica” di sentire gli aerei che passano, così è possibile “riprogrammare” le vie uditive ad abituarsi all’acufene fino a dimenticarsene sfruttando la plasticità cerebrale che è attiva a qualsiasi età. (Fig.8)

Quindi il sistema nervoso centrale gioca un ruolo importante nello stabilizzarsi dell’acufene. Ma questo può essere usato a nostro vantaggio nella cura?

Certo. Infatti le terapie per l’acufene sono molte ed alcune integrabili fra di loro, ma la terapia che si è dimostrata ad oggi più efficace è una terapia riabilitativa, sintomatica per il fastidio causato dall’acufene, la Tinnitus Retraining Therapy (T.R.T). La sua forza sta proprio nell’avvalersi della plasticità neuronale e quindi prescindere dalla causa che lo ha generato.

La terapia ovviamente potrà avere una durata più o meno lunga a seconda delle persone e della loro età, e del tipo di acufene. Si tratta di associare un mascheramento parziale del suono dell'acufene e di una sua contemporanea demistificazione. Si vuole indurre un processo di abitudine guidato, in quei pazienti in cui tale processo non è avvenuto spontaneamente (come nelle persone che sentono fischi o sibili per qualche mese e che, di punto in bianco, un giorno si accorgono di non sentirlo più!) o non è avvenuto completamente (cioè sentono ancora quel rumore fastidioso per una buona parte della giornata, ma non sempre!). Il nostro "cervello" può adattarsi e fare l'abitudine solo ad un suono neutro, senza significato, e non fastidioso, quindi basso come intensità.

Come abbiamo detto, la riabilitazione è per il fastidio, quindi quando possibile deve essere preceduta o associata alla terapia causale.

Quali sono in pratica le terapie?

L'importate è scegliere la terapia migliore, perché più adatta, ad ogni singolo paziente. Nei casi più "semplici" può essere sufficiente un'unica visita e un colloquio con lo specialista otorino, in cui si identifichino le cause, e si parli col paziente del problema, dandogli tutte le spiegazioni necessarie e soprattutto rispondendo alle molte domande che spesso si pongono i pazienti con acufeni e a cui non trovano a volte risposte soddisfacenti. Altre volte sono richiesti più incontri (nel caso in cui, per esempio, siano necessari approfondimenti diagnostici e l'eventuale coordinamento con altri specialisti per l'inquadramento diagnostico). Nei pazienti con iperacusia, misofonia o fonofobia è essenziale la cura di questo aspetto prima di intraprendere la terapia riabilitativa per gli acufeni. In ogni caso si giunge all'impostazione della terapia comportamentale associata o meno alla terapia audiologica. Nei pazienti in cui la partecipazione emotiva è molto spiccata, inoltre, è buona norma una concomitante valutazione psicologica specialistica.

Quindi, in grandi linee, diciamo che la terapia "audiologica" può comprendere:

Come si usano questi presidi? E quanto tempo è richiesto per vederne gli effetti?

I generatori di suono sono apparecchi che determinano un arricchimento sonoro con suoni piacevoli o neutri e continui. Il generatore ambientale è un piccolo strumento alimentato a pile da usare a casa e di notte, che emette rumori della natura a scelta fra quelli più simili a quello del proprio acufene, come quello di una cascata lontana. I generatori indossabili sono piccoli apparecchi da indossare dietro o dentro l'orecchio che trasmettono il suono al timpano tramite un sottile tubicino e un inserto auricolare su misura. I generatori di suono, erogano una minima quantità di suono con intensità leggermente minore rispetto a quella dell'acufene e vengono regolati dal paziente stesso la prima volta della giornata in cui vengono usati. Una volta indossati, gli ausili vanno "dimenticati" e, anche se il paziente non percepisce coscientemente il suono, la terapia svolge il suo corso.(Fig.9)

La stimolazione non interferisce con le normali attività della vita quotidiana in quanto è costituita da un'energia sonora molto lieve e priva di effetti collaterali; deve durare almeno 7 ore al giorno sapendo però che più si usa il generatore di suono e meglio è, e che può essere utilizzata anche di notte. Esistono infatti anche dei cuscini con il generatore di suono incorporato così da poter sentire il suono senza disturbare altre persone nella stanza.

Il processo di adattamento richiede in media tempi sino a 18-24 mesi, durante i quali l'acufene diventa progressivamente meno fastidioso, diventando un elemento naturale del sottofondo sonoro quotidiano. Dopo di chè i generatori potranno essere abbandonati o riutilizzati solo saltuariamente. I primi segni di miglioramento si ottengono dopo 4-5 mesi circa di terapia, in termini di diminuzione di intensità dell’acufene o di frequenza di presenza dell’acufene stesso durante la giornata. (importante non sospendere l’uso perché già soddisfatti del risultato, per quanto parziale! Succede spesso!). Nel corso dell’applicazione vengono date al paziente tutte le indicazioni per il migliore utilizzo dei dispositivi e, periodicamente, sono necessarie e molto importanti le visite di verifica e di adattamento: la prima dopo 4 mesi circa dall’ applicazione e poi a cadenze variabili fra 3 e 6 mesi.

Un aspetto molto importante è anche la motivazione del paziente. Cioè la terapia funziona solo se il paziente porta gli apparecchi, e, soprattutto, se li indossa con piacere. Se il doverli portare procura fastidio o paura di un giudizio della gente o atro, allora la terapia perde la sua indicazione.

E per l'iperacusia o la misofoniadi cui abbiamo parlato in precedenza, cosa si può fare?

Ci sono degli esercizi da fare, come in palestra, per riabituare, piano piano e gradualmente, l’orecchio a sentire tutto il “carico sonoro” che adesso gli dà fastidio. Si tratta di somministare, in ambiente rilassato e piacevole, piccole quantità giornaliere di suono, un rumore gradevole a scelta del paziente, in quantità e tempi crescenti.

Si può ottenere con musica, generatori di suono ambientali o indossabili regolati adeguatamente; o, negli ipoacusici, anche con protesi acustiche, anch’esse regolate ad hoc.

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